Il seme buono del Covid

Sono giorni ferventi per le scuole e per tutto il personale che vi gravita attorno. Non sappiamo benissimo cosa succede perché non essendo coinvolti non ci diamo molta attenzione. In più, i ragazzi oggi, hanno sostenuto finalmente gli esami di idoneità di quest’anno, quindi siamo proprio concentrati su altro.

Quello che invece ci capita, anche grazie al blog è questo, riceviamo lettere, telefonate che dicono, dentro esperienze diverse tutte la stessa cosa.

Vi riporto qualche estratto :

“In questi mesi di lockdown ho scoperto che stare a casa e occuparmi di casa e famiglia in toto mi piace. Non è vero che non mi sento realizzata o che sono depressa. Ho scoperto che è avvincente e molto gratificante”

“In questi giorni ho scoperto di aver dato il meglio di me ai figli degli altri. Ora i miei figli mi chiedono perché faccio tante cose per loro, quanto amore vedono nei pranzi e nelle cene preparate. Cosa è cambiato? Prima lo facevo distratta dai 200 bambini di scuola, ora solo per loro (non sono in servizio). Un dono, un miracolo viverlo e riconoscerlo. Da più parti sono vista come una disertrice, perché mai occuparsi dei propri figli se può farlo un PC? Sembra che non si riconosca il ruolo di madre, e che sia quasi strano volerlo fare. Chiedo la grazia di poterlo fare da settembre, trovando occupazione che mi porti fuori per poco tempo, o chissà fare come fate voi. Metto tutto nelle mani di Dio. “

Non avrei mai creduto di trovarmi a dire che voglio fare educazione parentale. Ho visto la scuola per quello che è. Mi si è aperta una finestra nella testa, come se fosse caduta una maschera. Al di là delle lezioni on Line, della dad, del lockdown ho visto cosa davvero fanno i nostri figli per sei, otto ore al giorno. ho visto come sono trattati ed ho visto l’inutilità inalzata a programma. La pochezza umana, il pressapochismo e la pretesa di un’obbedienza cieca e sciocca anche davanti all’errore.”

“Quanto sono stata sciocca, ho creduto alla follia che mi dovessi realizzare fuori se no sarei stata oppressa. Cosa significa realizzata poi? Ora mi pare davvero una domanda sciocca. Chi si realizza cosa fa? Conclude un puzzle? Significa che è felice? Quindi il tema non è il lavoro fuori o dentro casa ma essere felice. Con mia grande sorpresa ho scoperto che sono felice a occuparmi della casa, dei figli di servire il marito in piccoli gesti, di essere pronta al suo ritorno. Certo mi stanco, perdo la pazienza esattamente come prima ma è come se una parte intima di me sapesse di essere esattamente dove deve essere. Anche le fatiche hanno un altro sapore.”

“Questi mesi di chiusura prima e poi di vita limitata,mi hanno portato a vedere le cose in un modo nuovo. Ho preso consapevolezza che non conosco i miei figli semplicemente perché non ci sono mai. E quando ci sono dobbiamo sempre correre. Mi ha fatto male vederlo. Riconoscere che ho scelto perché lo facevano tutti. Ho scelto vie “normali” che compiacevano gli altri. Scelte che rientravano in schemi sociali come lavorare fuori casa. Perché si dovevano separare i bimbi da me perché devono essere autonomi. Ci credevo anche io in queste cose, le ho dette e ripetute ad amici. Compiacendomi di come andassero al nido a sei mesi. Ora che sono grandi vedo il tempo perso, sprecato e dei figli distanti. Che grazia che sono stati questi mesi, costretti a stare insieme sempre. Che grazia aver perso il lavoro e il miracolo nel mio cuore di non essere disperata. Sono altre le cose importanti e le ho davanti a me . Sono carne della mia carne e mi chiedono presenza, tempo e amore. Tempo, che proprio in questi mesi, ho capito nell’intimo, non essere infinito. Non sono più disposta a sprecare tempo in sciocchezze, voglio spenderlo per coloro che amo. Non posso fare educazione parentale, ma posso non cercare un lavoro e essere presente per loro. Non è vero che è uguale. Io ho visto la differenza. Faremo economia impareremo a scegliere meglio come spendere e se farlo. Ma per più soldi e più oggetti non vale la pena sacrificare il tempo per i figli. Crescono troppo in fretta.”

Lo dico senza giudizio per chi sceglie diverso , che bello fare la mamma e ancora di più la moglie a tempo pieno. Ho scoperto che sono felice, pacificata e pienamente soddisfatta. Svegliarsi prima per preparare la giornata di tutti, con il tempo di curare piccole attenzioni personali per tutti. Che bello, spero di avere la grazia per proseguire. Tante cose si dovranno incastrare, ma sento di aver davanti una scelta benedetta.”

“Ti confido che mi sento un po’ matta ma da giorni penso che potrei non tornare al lavoro e continuare a occuparmi da casa della mia famiglia. La trovò una scelta così bella ora, così semplice che mi sorprende non averci pensato prima. Ancora di più ho scoperto confidandomi con il marito che l’idea piace anche a lui. Mi ha lodata per come ho gestito tante cose durante questi mesi”

Queste e tante altre confidenze, abbiamo ricevuto in questi mesi. Confidenze spontanee, dove con sorpresa si sottolinea, che al di là di quello che sembra il pensiero comune e dominante, le donne sono felici di essere mogli, madri e sono contente di poter dedicare le loro migliori energie alla famiglia.

Ci ha sorpreso scoprire tutto questo e siamo grati di essere stati scelti come depositari di questi piccoli segreti. Tante di queste famiglie ci hanno chiesto di non mettere nessun riferimento perché temono di essere riconosciute.

Sono famiglie di tutta Italia. Chi da paesini, chi da grandi città, chi vive al nord chi al sud. Insomma non provengono tutte dallo stesso mondo sociale.

Ci è sembrato di raccogliere un seme buono da offrire a chi legge e ai nostri figli . Abbiamo incominciato intimamente a tifare per queste famiglie e per queste mamme. Abbiamo pregato diversi rosari e chiesto a conventi di pregare affinché nei loro cuori non prevalesse la paura.

Tutte queste testimonianze ci hanno ricordato un racconto di Giovannino Guareschi, in cui il crocifisso davanti a un don Camillo un po’ disperato per la perdita della fede del suo popolo, si chiedesse che fare. Il Crocifisso gli risponde “Bisogna salvare il seme. Aiutare i piccoli a conservare la fede.”

Questo ci sembra un ottimo seme da salvare e da far conoscere. C’è un popolo piccolo, sotterraneo, ignorato da tutti che ha visto un seme buono in mezzo a tanta disperazione e lo ha raccolto da terra perché non marcisse . Un popolo piccolo, inutile agli occhi dei grandi del mondo, che si accinge a piantare quel seme in terra vergine e febbricitante di vita. Ci sembra una storia bella che sa di buono e che debba essere conosciuta perché allarga il cuore, fa sorridere e come le vere storie piene di avventure ti fa addormentare con il cuore lieto è un po’ più grande.

Un seme che ti accompagna a conciliare il sonno desiderando anche per te un’avventura tanto grande da non vederne la fine ma che certamente porta vita e salvezza.

2 Comments on “Il seme buono del Covid

  1. È stato bellissimo leggere queste testimonianze, mi sono sentita meno sola, meno “diversa” poiché di fronte alla mia scelta di non rientrare al lavoro agli occhi di molti (soprattutto donne) sembro una fallita!
    Personalmente mi sento invece di aver colto il vero senso della vita che non è quello di far carriera o di guadagnare soldi per spenderli in asilo, anticipo, posticipo, babysitter, donna delle pulizie, signora che stura, aiuto compiti, cene surgelate ma vivere per la famiglia e con la famiglia! L’amore è tutto!!!! Alla fine solo quello resta…
    Vi abbraccio
    Michela

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